Trascan l’arte della seduzione

 

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Lui non era propriamente quello che si poteva definire “un trombafemmine”, forse solo all’apparenza, dimestichezza con le parole e concetti espliciti, lei aveva trovato in lui la porta di un desiderio convinto, al punto che cercava ogni volta l’occasione propizia per farglielo capire.
Come ogni anno le ferie. Era necessario scappare da un periodo di stress. Quella sera stavano riflettendo sul luogo, quando una telefonata improvvisa ruppe la routine, erano appena rincasati dopo aver mangiato insieme in quel ristorante dalle luci soffuse.
Dovevano partire assolutamente il lunedì seguente per una ventina di giorni, per il Messico. Spesati di tutto e pagati profumatamente per una vacanza di lavoro, in quel villaggio vicino a Playa del Carmen. Praticamente un sogno. Lui si sfregava le mani per la contentezza lei era felice all’idea ma a disagio per l’incontro con i colleghi di lui che non conosceva.
Paolo , questo il nome di lui, un uomo sui cinquant’anni robusto e non tanto alto, capelli grigio fumo di Londra aveva un ghigno come presagisse qualcosa di genere trasgressivo. Federica sua moglie era una bella donna, spesso al fianco dell’uomo, nelle cene di lavoro, sguardo fiero, a primo impatto burbero ma decisamente sensuale e corpo da milf vogliosa. Il suo primo pensiero infatti ancor prima di sapere il luogo era stato come apparire agli occhi degli altri, indossare gli abiti migliori, quelli per capirci “da far sbottare di voglia le menti degli uomini.”
“Questa è un’occasione di lavoro che non posso perdere per la mia promozione”, aveva detto alla moglie. Sicuramente il Messico rendeva eccitante quella situazione, l’entusiasmo dilagava in lei e straripava in lui.
Si trovarono all’aeroporto di Milano Malpensa con una coppia e la traduttrice che doveva tenere i rapporti con i clienti in Messico. Proprio li aspettavano i clienti, si conoscevano un po’ tutti, chi più, chi meno, chi troppo…
Un viaggio lunghissimo, dimenticando il lavoro incrociando sguardi assorti e provocatori. Appena sbarcati, la navetta li portò all’ingresso dell’aeroporto, li alcune persone avrebbero pensato direttamente a prendere i loro bagagli e portarli al villaggio.
Ampie strade che sembravano non finire, sotto quel sole marcato di quel mese d’aprile, mare limpido dai colori chiari e brillanti. Imboccando una strada sterrata il piccolo bus arrivò al villaggio che somigliava più a un castello, era infatti pieno di torrette e portici. Il tempo per la registrazione alla reception, ovviamente due camere doppie e una singola per la traduttrice, ognuna a un piano diverso.
Paolo sembrava stranamente euforico, cominciava così la vacanza di lavoro per i mariti e di relax per le mogli che avrebbero goduto interamente di profumi e calore di quella terra. Avevano ricevuto anche una scaletta degli impegni, era molto informale, appunti, impegni e svago. Saliti in camera una bella doccia e uno splendido massaggio con un coupon ritirato nella hall, poi la cena, il divertimento e gli incontri di presentazione, tra distese di frutta esotica sparse nel tavolo immenso del salone e i cantanti in tipico costume del luogo. La sera passò tranquilla, fiumi di tequila e balli, poi il ritorno in camera. L’eccitazione e lo stato ebro della serata portava Paolo e Federica a un incontro di sesso senza precedenti, lei sensualmente appetibile, fare da maliziosa porca innata che faceva venire un uomo alla corta distanza, prosciugando ogni goccia di piacere, dando quasi idea di non esser mai venuto, tanta era la precisione nel leccare e pulire ogni desiderio d’erezione.
Lui percettibilmente sentiva crescere quel desiderio, impalato tra le mani di lei che lo guidava verso le sue labbra liquide d’orgasmo non ancora consumato, ma dall’eccitazione presente. Frenesia ritmo e calore, lui spingeva forte di reni, inguainato dalla sua splendida fica dalle labbra sporgenti. Si intravedevano prendere la forma sull’uccello di lui come per abbracciarlo e poi spingerlo dentro con foga ulteriore.
Una bella scopata e una gran sudata… nella fretta si erano dimenticati di accendere il condizionatore e le gocce di sudore dei due si mescolavano allo sperma profumato dell’uomo. Meritata alla fine una doccia rigenerante. Lei seduta sul massaggiatore per i glutei, si divincolava quasi a continuare l’orgasmo precedente, lui in camera da letto, continuava a sbirciare al cellulare e tra i messaggi uno era molto chiaro: “domani verso le diciotto, incontro di lavoro, presumibilmente fino alle ventuno, poi cena”: “incontro a porte chiuse”, la firma era di Simona la traduttrice, La prima cosa che fece Paolo fu di dire alla moglie di quel messaggio omettendo la seconda parte, lei rispose: “Splendido così mentre sei all’incontro io farò shopping”.
Lui era estremamente felice non riusciva a nasconderlo e Federica pensò fosse normale quella felicità.
L’indomani mattina era dedicato tutto allo svago in giro per i luoghi caratteristici a visitare e guardare le bellezze del posto, pranzo e poi relax, aspettando con trepidazione l’incontro, quello che decretava l’inizio dei lavori. L’uomo ricevette un altro messaggio che spiegava il luogo esatto dell’incontro, lei gli indicava la reception dove poter ricevere informazioni. Arrivato li si presentò dicendo di essere Paolo della ditta Trascam, il receptionist, lo scrutò con ghigno complice, poi il dipendente dell’hotel si voltò, prese una busta e consegnandogliela gli augurò buon lavoro.
Paolo fermandosi al bar della hall ordinò un caffè, esagitato nell’attesa aprì la busta, tirò un sospiro di sollievo e si avviò contento, forse tanta era la felicità da non sapere esattamente dove si trovava e dove doveva andare. Di fatto si trovò dall’altra parte della hall credendo d’aver sbagliato, ma gli indicarono che la sala era all’ultimo piano, prese l’ascensore e arrivando al piano scorse un posto grandissimo, poi preso il corridoio arrivò al punto di ritrovo, un cenno di contegno, mise a posto la cravatta e bussò, nessuno rispose, eppure doveva essere quello il posto. Aprì nuovamente la busta rileggendo il numero e si accorse che all’interno c’era una scheda, era senza dubbio di quella porta. Eccitazione senza contegno, lui sapeva… Lei era portata a quel genere di sorprese, ma questa volta si era di gran lunga superata.
La strisciò, entrò e il profumo delle candele accese gli fece strada, odore d’olio in quella piccola isola di felicità che era la camera 920, lei era sdraiata su un lettino flessibile, intenta a adorare con le dita il suo sesso oscenamente aperto, desiderosa di poter essere presa subito, lui si sentiva crescere e non resistiva alla visione delle sue labbra propense al piacere. Scivolò su di lei cosparsa d’olio, la pelle correva tra l’odore del sesso e la percezione di quel piacere.
Lei notò lui preso all’inverosimile e piacevolmente sconvolto da quel seno perfettamente tenuto e dai capezzoli inturgiditi, furono aggrediti a morsi, facendo gemere lei dentro quella camera insonorizzata. Quella musica, quella pelle e quel suo culo che reclamava desiderio liquido, caldo piacere, forse Paolo non era consapevole neppure per un attimo di cosa succedeva, ma lei glielo fece capire subito, lo mostrò, si divaricò i glutei, lui rimase quasi inebetito e cercò di entrare con cautela, ma lei spingendo lo ingoiò ferocemente tra le natiche, facendolo sparire in quel desiderio.
Odore di sesso che pareva non finire, mescolato all’alcool della tequila e alle grida di quegli interminabili orgasmi, era puro contorno e marcata estasi sessuale. Lui la guardò mentre godeva negli occhi riflessi di quello specchio, lui venne sentendosi la cappella gonfia. Alla fine caddero in quel letto esausti. Lui col respiro corto accarezzandole il volto le disse “Grazie Simona.”
Lei aspettava ancora e poi ancora che lui continuasse ancora e le venisse dentro quelle labbra, poi guardandolo gli sussurrò: “Sarà sicuramente uno splendido incontro di lavoro”.

Sereno notturno14/03/2014

Pubblicato da serenonotturno

Franco Pancaldi nasce e dimora nella provincia modenese dal 1962. Ricca di storia e nota per il saper vivere, ne assorbe i modi e cresce trasmettendo a coloro, che sono a lui vicino, il gusto di cogliere nella semplicità la bellezza insita in essa. Cultore della conoscenza del giusto, riesce attraverso un senso d'innata e spiccata attitudine, a svolgere mansioni manuali con estrema facilità. Lui stesso si definisce “un’anima libera” e continua a esserlo nelle sue diverse espressioni quotidiane di vita, allontanando e fuggendo quell’ombra che solo l’abitudine può dare. Sempre pronto a intraprendere nuove sfide si realizza attraverso un crescente bisogno di crescita personale. Il suo leitmotiv: “Conosco i miei limiti ma non me li pongo”.