Strane compagnie

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Strane compagnie
 
Cosa passava nelle vene, nella testa e nelle gesta nemmeno per un attimo lo si poteva immaginare.
Si correva e si viveva sull’onda frenetica di un suono o di un momento. Chi in quell’istante non c’era, poteva solo intuirlo, noi eravamo gli Eroi del nostro tempo, almeno ci si sentiva tali, niente e nulla poteva impensierirci, tutto era lecito nel pieno rispetto degli altri.
Così quel giorno ci trovammo, lo ricordo come fosse ieri a casa di Cinzia, due sue amiche e i miei amici, sua mamma era una tipa moderna, ricordo ancora il modo e il tono con cui si rivolgeva a noi, lo stesso nostro linguaggio e divertimenti. Sarda d’adozione, trapiantata a Modena, viveva in un lussuoso appartamento vicino alla stazione ferroviaria, stanze ampie, alte e affreschi sul soffitto, non sapevo se fosse casa sua o fosse in affitto, in fondo non importava così tanto al mio amico, l’aveva conosciuta tempo addietro e aveva perso tanto la testa che non capiva più nulla. La sua amica era castana chiara, ricordo ancora una foto in tuta da ballerina, bel fisico, molto stronza e così arpia e trasgressiva da instaurare, forse con la nostra complicità, argomenti come la masturbazione e come lo si faceva, ricordiamoci che erano gli anni che andavano dal settantotto all’ottanta e mentalmente si cominciava allora ad aprirsi
 
«Ma voi ragazzi quando vi toccate dove lo fate, sarebbe eccitante guardarvi!»
 
La sera viaggiava su un unico filo conduttore più o meno piccante, non potevo essere falso, quella situazione e sensazione era altamente erotica.
Monica era la terza amica, andavo fiero della sua amicizia, sapevo non sarebbe mai nato nulla tra noi, una ragazza difficile, per il suo trascorso con un ragazzo che si drogava, reso molto più difficile dal fatto lui si fosse appena fatto sentire da lei e la martoriasse con richieste assurde, arrivando al punto da farle assumere sostanze. Cazzo giuro che non avevo mai visto nulla di simile, lei quella sera estraniata dal gruppo, dopo l’incontro con lui era un’altra persona, viaggiava col corpo, si dimenava, rideva da sola e nella testa sempre e solo una canzone, quella che sarebbe diventata la nostra canzone del gruppo.
Monica era alta magra, fortemente espansiva, un bel carattere, si intuiva la necessità sua di riuscire ad avere un contatto sereno con qualcuno.
Allora era tutto bello, le avventure, la stravaganza e l’eccesso.
 
Noi eravamo gli eroi
 
La madre di Cinzia stava al gioco, sapeva di noi, sapeva della nostra promiscuità di opinioni e comportamenti, lei era il nostro capo eroe. Di quella cena ricordo la carne e il mirto che ci servì alla fine; mi diede pure la ricetta per farlo. Ricordo quella musica e ricordo Monica che la cantava mentre si rotolava nel letto. Ricordo quei momenti e col senno di poi, avrei voluto poterli fermare lì sull’istante. Dopo un anno Monica venne trovata morta nel bagno di casa sua, ad avvisarmi furono le sue amiche. Si era trattato di overdose. A uno a uno da quel momento furono falcidiati molti giovani come noi, che forse non sapevano quando fermarsi in tempo, menti forse deboli, sfortunate o frequentatori di strane compagnie.
Si sa noi in quel tempo eravamo
 
«The heroes»
 
Franco
 
 
«EROI»
(Bowie/Eno)
 
Io, io sarò re
E tu, tu sarai la regina
Sebbene niente li porterà via
Li possiamo battere, solo per un giorno
Possiamo essere Eroi, solo per un giorno
 
E tu, tu puoi essere mediocre
E io, io berrò tutto il tempo
Perché siamo amanti, e questo è un fatto
Si siamo amanti, è proprio così
 
Sebbene niente ci terrà uniti
Potremmo rubare un po’ di tempo
per un solo giorno
Possiamo essere Eroi, per sempre
Che ne dici?
 
Io, io vorrei che tu sapessi nuotare
Come i delfini, come i delfini nuotano
Sebbene nulla,
nulla ci terrà uniti
Possiamo batterli, ancora e per sempre
Oh possiamo essere Eroi,
anche solo per un giorno
 
Io, io sarò re
E tu, tu sarai la regina
Sebbene niente li porterà via
Possiamo essere Eroi, solo per un giorno
Possiamo essere noi, solo per un giorno
 
Io, io posso ricordare (mi ricordo)
In piedi accanto al Muro (accanto al Muro)
E i fucili spararono sopra le nostre teste
(sopra le nostre teste)
E ci baciammo,
come se niente potesse accadere
(niente potesse accadere)
E la vergogna era dall’altra parte
Oh possiamo batterli, ancora e per sempre
Allora potremmo essere Eroi,
anche solo per un giorno
 
Possiamo essere Eroi
Possiamo essere Eroi
Possiamo essere Eroi
Solo per un giorno
Possiamo essere Eroi
 
Siamo un nulla, e nulla ci aiuterà
Forse stiamo mentendo,
allora è meglio che tu non rimanga
Ma potremmo essere più al sicuro,
solo per un giorno
 
Oh-oh-oh-ohh, oh-oh-oh-ohh,
anche solo per un giorno
 
 
 
«Ciao nostro eroe»

Pubblicato da serenonotturno

Franco Pancaldi nasce e dimora nella provincia modenese dal 1962. Ricca di storia e nota per il saper vivere, ne assorbe i modi e cresce trasmettendo a coloro, che sono a lui vicino, il gusto di cogliere nella semplicità la bellezza insita in essa. Cultore della conoscenza del giusto, riesce attraverso un senso d'innata e spiccata attitudine, a svolgere mansioni manuali con estrema facilità. Lui stesso si definisce “un’anima libera” e continua a esserlo nelle sue diverse espressioni quotidiane di vita, allontanando e fuggendo quell’ombra che solo l’abitudine può dare. Sempre pronto a intraprendere nuove sfide si realizza attraverso un crescente bisogno di crescita personale. Il suo leitmotiv: “Conosco i miei limiti ma non me li pongo”.