Il viaggio
Era ancora notte, anche se in lontananza si vedeva il chiaro che presagiva l’alba, temperatura tipicamente estiva, afosa a tratti spezzata da un leggero venticello. Sarebbe cambiato il tempo avevano detto da li a qualche giorno.
L’uomo era di ritorno in treno già pieno di pendolari, situazione nuova per lui, non abituato a viaggiare in quelle ore, si addormentavano sui sedili, sbadigliando stravaccandosi in posizione assurde. C’era chi andava a scuola e approfittava di quella mezz’ora per leggere ripassare o studiare. Lui invece appoggiato il borsello a lato del seggiolino si infilò le cuffie e aprendo Facebook, cominciò a scrutare le notifiche postando qualcosa in pagina. Sulle prime non se ne accorse, ma avendo solo un auricolare non poté fare a meno di sentire che a ogni suo post, stranamente echeggiava un rumore di notifica non distante, continuò a far finta di nulla ma c’era questa sincronia così evidente con la persona seduta di fronte a lui una fila indietro. Escogitando qualcosa si alzò, mentre postava a caso facendo da intendere di mettere a posto il bagaglio, guardò e vide la giovane donna intenta a leggere la notifica. Sicuramente un caso; poi una due tre volte ancora.
Si alzò e avvicinandosi verso lei, la guardò mentre lei non capiva. “Le piace questa pagina” esclamò l’uomo, mentre la donna lo guardava sempre più attenta. “Diciamo una pagina profonda, scritta da chi lotta contro tutti e vuole fuggire da se stesso, nello stesso tempo capace di prendere anima mente e corpo” Poi l’ennesima notifica la raggelò “Certo hai ragione ma tu hai la mente per capire e farti rapire l’anima”. In un attimo alzò gli occhi ma l’uomo le era già accanto scrutando con gli occhi il suo viso e spingendo con la gamba contro la sua coscia. Tremante lei si concedette alle sue mani nella scollatura. Era partita per il suo viaggio a occhi chiusi. Poi una voce spezzò il delirio. “La saluto scendo qui” l’uomo della pagina era arrivato.
Franco