“Questa non me la racconti giusta” disse lui, in quella sera afosa tanto che la pelle rimaneva appiccicata per contatto a qualsiasi cosa si potesse anche solo sfiorare.
“Tutto questo deve avere uno scopo, ti conosco bene” continuava l’uomo, mentre io nell’altra stanza dovevo stare in silenzio, perché questo era il desiderio di Mirna, questo mi aveva chiesto e volevo esaudire un desiderio. Sentivo ogni frase, ogni sussulto mentre io con le mani legate alla sponda del letto, in penombra mi guardavo, nudo come un verme con il paradosso però di trovarmi a cazzo duro.
Lei lo riempiva di moine, di paroline dolci e lui sempre più smanioso, veniva trascinato nella stanza bendato.
Ora la vedevo e mi eccitavano le sue forme di quel corpo nudo, coperto da una sottoveste blue elettrico, ne intravedevo le labbra e il segno del culo tondeggiante. Si voltò e mi guardò passandosi un dito sulle labbra facendolo scendere lungo il ventre. Arrivò li… con le dita tra le cosce e le inzuppò colma di piacere, dando quelle dita a lui da assaggiare. Lo mise in ginocchio e si sollevò la sottoveste, lui leccava e teneva il suo fallo in mano. Così la stronza gli tolse la benda e lui si trovò a masturbarsi sbigottito. Nello stesso tempo guardava me legato a cazzo dritto e lucido.
Ok ragazzi… trovate il modo di fottermi è mettendoci uno da una parte e uno dall’altra cominciò ad andare su e giù con le mani sui nostri membri. Lei a cosce aperte, aveva le labbra così dischiuse che un rivolo di piacere le scivolava sul lenzuolo. Li voleva tutti e due, smaniosa di godere com’era, pensava al culo e alla fica, quasi noi dovessimo giocare a una sorte di gioco per sapere dove metterglielo.
Facile pensare chi si sarebbe eccitato di più, difficile sapere chi avrebbe voluto smettere.
Quella sera era il suo gioco…
Franco