Remember

Alla corte del re Ano

L’uomo del destino doveva correre e non fermarsi, perché quello era il suo cammino, tra le siepi nude di quell’interminabile inverno gelato, attingeva deboli sorrisi e tremanti inquietudini.

Si guardava in giro spaurito come se quel tempo buio non finisse mai, poi giù di nuovo a correre contromano come pretesto di una vita Quel giorno sapeva che terminava l’inverno e sulle minute valli spuntavano i sorrisi di chi nudo aspettava il tempo clemente per uscire allo scoperto. Nudo nell’anima, soprattutto nel corpo. Intirizzito dal freddo e con la pelle grinza, scorse una donna nel suo adamitico costume, lì tremante davanti ai suoi occhi, con le mani a coprirsi il corvino pube ingrossato da labbra avide di lussuria. Quelle si aprivano allo sfiorare del corpo, quelle vivevano di ogni ruvido sfregamento e venivano copiose da liquido profumo. In cima quell’organo erettile femminile che svettava con la bandiera del piacere sempre pronto, a far da spartiacque a quelle fosse orgasmiche. Sapendo o intuendo quel che da lì a poco avrebbe fatto breccia tra le pieghe.

Eppure si sbagliò…

Certo l’entrata trionfale in tutto il suo turgore di lui, sesso prominente e sicuro conoscitore di cotanta bramosia, aveva reso semplice il veloce divaricare di quel culo tondo e sodo, al punto che dal forte piacere veniva a essere confuso con il primo pertugio. In quel momento lieve il sussulto, ma a testa bassa e prendendo una piccola rincorsa svirgolò come un porco alla monta, e in un batter di ciglio eccolo alla corte del re Ano. Quasi non si rendeva conto di essere in quella stretta via, ma col passare dei minuti la sentiva allargare e con enfasi sprofondava ancor di più, per poi uscire a prendere una boccata d’ossigeno invernale. Le pieghe ancora aperte, quasi incredule osannavano ancora il suo trionfale ingresso e non se lo fece ripetere un’altra volta. Un attore di teatro acclamato dal suo pubblico lo incitava a tirar su il sipario e rientrare nel pertugio, una due tre, infinite volte e quel canale sembrava un lago, dove sempre più veloce ne percorreva le onde del piacere. Preso in contromano, stava per essere risucchiato, ma abile com’era, invertì la rotta per esplodere in quel lento e inesorabile naufragio, nessuna scialuppa, corda o arpione di un remo, manco l’ombra. Si accovacciò e aspetto di uscire. In quell’istante poco distante da quell’anfratto una voce calda proveniva da quel paio di labbra destanti desiderio e lui non pago, ne assaggiò ogni essenza, rischiando d’annegare. L’inverno stava finendo alla corte del re Ano

Sereno Notturno

Pubblicato da serenonotturno

Franco Pancaldi nasce e dimora nella provincia modenese dal 1962. Ricca di storia e nota per il saper vivere, ne assorbe i modi e cresce trasmettendo a coloro, che sono a lui vicino, il gusto di cogliere nella semplicità la bellezza insita in essa. Cultore della conoscenza del giusto, riesce attraverso un senso d'innata e spiccata attitudine, a svolgere mansioni manuali con estrema facilità. Lui stesso si definisce “un’anima libera” e continua a esserlo nelle sue diverse espressioni quotidiane di vita, allontanando e fuggendo quell’ombra che solo l’abitudine può dare. Sempre pronto a intraprendere nuove sfide si realizza attraverso un crescente bisogno di crescita personale. Il suo leitmotiv: “Conosco i miei limiti ma non me li pongo”.