Spiando la coltre

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Spiando la coltre
Come doveva essere per piacere agli altri, se lo domandava spesso quell’uomo, mentre passeggiando per i vicoli scuri del paese, calciando lattine o pacchetti di sigarette appallottolati su se stessi, li cacciava fino all’angolo più buio, quasi a volerli nascondere alla vista di chiunque, quasi testimoni scomodi del suo passaggio. Potrebbe mai esistere risposta più semplice, eppure correva nella testa come un tarlo, un perché, e voleva trovare a forza una soluzione.
Non doveva essere in alcun modo, solo conoscitore reale dei suoi limiti, anche se come diceva spesso: “Conosco i miei limiti, ma non me li pongo”
Sono scelte? Assolutamente no, sono realtà e puro carattere, se solo sapesse quell’uomo di piacere agli altri per il fatto di non essere se stesso, manderebbe a puttane ogni sorta d’amicizia o come diceva il vecchio Charles, “piuttosto affonderei nel whisky”. Già usciva pazzo per quel cazzo di vita, che nulla aveva di umanamente concepibile, figurarsi frastornato dai fumi dell’alcool. Porca lurida, forse sarebbe stato un viaggio maestoso e se lo stava perdendo. Ma non poteva, doveva essere sobrio nei confronti di chi gli aveva insegnato quel cazzo di vita, che nonostante tutto era la sua.
Instancabile, folle, amico sicuro, e pazzamente portato alla genialità mentale, quella vera che faceva ricordare e scordare allo stesso tempo. Viaggiava così, con le stesse chiare, limpide, e nitide scopate della tentazione che rimanevano con una forza incessante in chi le viveva, in chi le odorava per ore intriso nel biancastro odore.
Ogni angolo delle lenzuola viveva di sesso, esasperando la mente, facendone medicina per lo stato d’animo… il suo.
In un continuo e lungo crescere, dentro un lusingato gusto dal godimento fantastico, erezioni che scovavano la più alta punta della stella del piacere, guardando in basso quei corpi che non si davano pace.
Alla fine si svegliò , quanta strada aveva percorso la sua mente e quante incertezze aveva dovuto affrontare, ma sempre rimanendo se stesso. Ventisei settembre duemilatredici

Pubblicato da serenonotturno

Franco Pancaldi nasce e dimora nella provincia modenese dal 1962. Ricca di storia e nota per il saper vivere, ne assorbe i modi e cresce trasmettendo a coloro, che sono a lui vicino, il gusto di cogliere nella semplicità la bellezza insita in essa. Cultore della conoscenza del giusto, riesce attraverso un senso d'innata e spiccata attitudine, a svolgere mansioni manuali con estrema facilità. Lui stesso si definisce “un’anima libera” e continua a esserlo nelle sue diverse espressioni quotidiane di vita, allontanando e fuggendo quell’ombra che solo l’abitudine può dare. Sempre pronto a intraprendere nuove sfide si realizza attraverso un crescente bisogno di crescita personale. Il suo leitmotiv: “Conosco i miei limiti ma non me li pongo”.