Escursus

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Escursus
Sana virtù l’esser sempre se stessi, mentre questo mondo tace alle insidie di menti, che nulla hanno a che fare con l’anima pura, ma piuttosto col disprezzo di ciò che li circonda ogni giorno.
Sorrisi negati
Franco

Silenzio folle

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Silenzio folle
Si deve essere sempre sinceri con se stessi e gli altri, altrimenti non si vive bene. Io ritengo di essere un libro aperto, ma con pagine rovinate o mancanti, usurate al suo interno dal tempo. Ognuno le sfoglia una alla volta, strappando quelle che vuole tenere per sé. Esclusa la copertina che funge da corazza mia personale ed estrema. Quella è come la coperta di Linus, ci appoggio i miei segreti dell’anima quelli che probabilmente neppure io so, che nonostante tutto però comprendo, come fosse un patto tra una mente malata e un’anima in follia pura.
Perché io ricordo vivo ed elaboro tutta la mia vita, nonostante la mia “lucida follia”
Franco

Il viaggio

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Il viaggio
Era ancora notte, anche se in lontananza si vedeva il chiaro che presagiva l’alba, temperatura tipicamente estiva, afosa a tratti spezzata da un leggero venticello. Sarebbe cambiato il tempo avevano detto da li a qualche giorno.
L’uomo era di ritorno in treno già pieno di pendolari, situazione nuova per lui, non abituato a viaggiare in quelle ore, si addormentavano sui sedili, sbadigliando stravaccandosi in posizione assurde. C’era chi andava a scuola e approfittava di quella mezz’ora per leggere ripassare o studiare. Lui invece appoggiato il borsello a lato del seggiolino si infilò le cuffie e aprendo Facebook, cominciò a scrutare le notifiche postando qualcosa in pagina. Sulle prime non se ne accorse, ma avendo solo un auricolare non poté fare a meno di sentire che a ogni suo post, stranamente echeggiava un rumore di notifica non distante, continuò a far finta di nulla ma c’era questa sincronia così evidente con la persona seduta di fronte a lui una fila indietro. Escogitando qualcosa si alzò, mentre postava a caso facendo da intendere di mettere a posto il bagaglio, guardò e vide la giovane donna intenta a leggere la notifica. Sicuramente un caso; poi una due tre volte ancora.
Si alzò e avvicinandosi verso lei, la guardò mentre lei non capiva. “Le piace questa pagina” esclamò l’uomo, mentre la donna lo guardava sempre più attenta. “Diciamo una pagina profonda, scritta da chi lotta contro tutti e vuole fuggire da se stesso, nello stesso tempo capace di prendere anima mente e corpo” Poi l’ennesima notifica la raggelò “Certo hai ragione ma tu hai la mente per capire e farti rapire l’anima”. In un attimo alzò gli occhi ma l’uomo le era già accanto scrutando con gli occhi il suo viso e spingendo con la gamba contro la sua coscia. Tremante lei si concedette alle sue mani nella scollatura. Era partita per il suo viaggio a occhi chiusi. Poi una voce spezzò il delirio. “La saluto scendo qui” l’uomo della pagina era arrivato.
Franco

Essere

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Indecente e sofisticata analisi
Non è il clima che rende pensieri vaneggianti. Nemmeno un ricordo triste che aleggia di tanto in tanto. Tanto meno rimanere soli, a quello si rimedia con la musica per mettere armonia. Già e poi il clima cambia i pensieri pure e la musica diventa rumore. Tu invece sei sempre tu, con quel fottuto tarlo dell’esistenza e qualcuno che ti dice: “cazzo lui si è uno di compagnia”. In fondo forse siamo tutti così, bisognosi di trasgressione da quella vita che tutti ti vogliono appropriare e da cui io voglio fuggire a occhi chiusi, dentro quel pensiero che molti anno e pochi applicano: Essere se stessi.
Franco

14 Febbraio

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Michael Donovan Photography
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14 Febbraio
Sì chiama intesa, volere, trasgressione per il gusto.
Passione desiderio morbida carne per il tatto.
Parole dolci o eternamente aggressive e folli per l’udito.
Odore che scava nella carne, quello del continuato orgasmo per l’olfatto.
Poi quelle movenze che si insinuano nei gesti voluti e violati che fanno capo alla vista.
Sono tutti sensi che vanno in un’unica direzione: la passione.
Chi la perde e la ritrova, chi la vive in altre sfumature e chi ne fa motivo per vivere avendo sempre presente il rispetto.
Perché gli schiaffi non sono solo quelli fisici, anche quelli psicologici dettati dall’arroganza.
Non lo devi ricordare solo un giorno all’anno, ma scolpirtelo nella mente.
Mente che ricorda e non cancella, che muove passioni e lussuria.
Franco

Ricordatevi di quelli senza voce


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Fate ciò che volete del Natale, ma fatene buon uso.
Non credete a tutti, ma solo a chi vi crede tutto l’anno e non rispondete ai saluti di cortesia di chi si ricorda perché vi trova nel rubrica.
Insomma siate come gli altri giorni, bevete ma non dimenticate.
Happy
Franco

La sorpresa

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La sorpresa

Quella sera era giunta al volgere portandosi dietro quella scia di noia che l’aveva contraddistinta. Una giornata piovosa e grigia che non lasciava spazio al cambiamento. Stanco e affamato l’uomo prese l’ascensore, entrò in casa e dopo essersi spogliato lungo la stanza si avvicinò al bagno.

Rimase in boxer fin quasi sotto la doccia, poi guardandosi allo specchio li sfilò, lasciando i suoi sodi glutei alla mercé del getto d’acqua.

Chiuse gli occhi e lentamente si passò la mano tra i capelli, scendendo lungo il dorso del corpo si fermò proprio li, da dove partiva quel forte desiderio che sentiva crescere tra le mani. Percorrendo quell’asta, si appoggiò col culo alle mattonelle della doccia e gambe appena aperte e genuflesse si lasciò andare a quella dolce tenera masturbazione che lo invadeva in pieno. Davanti alla sua mente passava di tutto: attimi, sensazioni, piaceri e desideri. La doccia lo bagnava in pieno con quel suo rumore profondo e assordante, si eccitava nel sentire l’acqua bollente sulla cappella arrossata e gonfia, piacevole sentire quella carne nerboruta che continuava a crescere, mentre con occhi sempre chiusi muoveva energicamente l’asta. Il culmine lo invadeva e senza nemmeno accorgersi, sentì un’altra mano che lo carezzava sul culo inghiottendo la verga con mossa veloce. Fece appena in tempo ad aprire gli occhi e vide lei china, pronta ed eccitata che voltandosi gli mostrò il suo culo, lui con sguardo tramortito indirizzò l’asta nelle natiche di lei che puttana come mai prima d’ora, si era appena sfilata il dilatatore anale, messo precedentemente all’uscita dall’ufficio con lo scopo di eccitarlo. Lasciò così il culo alla mercé dei suoi voleri mentre urlando accoglieva il turgore, per poi lasciarsi andare al godimento.

Franco

L’essere ingordo

 

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L’essere ingordo
Assaggiando il tuo umore, quello piacevole che si mescola tra labbra e mente, tra piacere e pensiero.
Disarmante assaporarlo con frenesia, peccato non farlo con il tatto.
Franco Pancaldi​

Serena-mente

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Semplice-mente

Se ti fermi un momento e pensi a ciò che stai vivendo, sembra quasi tutto normale  e che tutto sia scorrendo come tu lo vuoi.

Forse sembra solamente, perché se fissi  attentamente l’attimo capirai  che questo è  in effetti un tuo stato apparente. Da qui alla serenità il passo è lungo.

Se fossimo veramente sereni non staremmo a pensare di esserlo, ma lo vivremmo.

Anche questo fila e non è  da complicati.

Franco

sereno notturno

Esplosioni d’anima

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Esplosioni d’anima

Non puoi riporre tutto in un cassetto, alla fine non riusciresti più ad aprirlo. La felicità vivila finché  hai la testa per gioire  dei suoi colori, dopo rimane solo una condizione senza entusiasmo.

Questo non è essere complicati, ma  riflettere pesantemente.

Franco

 

Trofei rimasti nella nostra mente

Trofei rimasti nella nostra mente

Ti è mai capitato di fermarti e pensare a quante cose avresti potuto fare e che non sei riuscito per pigrizia o per fretta, forse perché magari non le ritenevi giuste o valide. Quante invece quelle che avresti voluto dire e ora non puoi perché sono cambiati i momenti o le occasioni. Magari a tua madre in un’occasione qualunque. Uno sguardo o un abbraccio senza in effetti ci fosse una valida motivazione, andandola magari a trovare a casa. Pensi mai a quante volte lei potrebbe aver scelto di dirtele ma tu uscivi frettolosamente dopo una lunga giornata  di lavoro; vale la pena correre e non fissare sguardi e frasi di chi ti vuole bene? Non deve per forza essere uno sguardo del genitore,  vale la stessa cosa per un amico, un collega, chi ti sta o stava vicino. Non esiste un tempo per fissare un sguardo, forse solo la volontà  di farlo, in fondo non facciamo mai la stessa cosa rispetuta nello stesso istante e questo fa parte dello scandire della vita. Poi ci si pensa perché noi siamo fatti di emozioni mancate e mai riusciremo a colmare. Franco

Sereno notturno

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Fuck

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Fuck

Non si ha tempo per un sorriso, nemmeno per un saluto. Figuriamoci se lo si trova per un pensiero, anche se è  solo quello, lo stesso che ti apre i polmoni di gioia la mattina e ti porta felice fino a sera. Ha un solo nome che affonda le radici in millenni di conoscenza; il pensiero della libertà. Troverai sempre qualcuno  disposto a infangare  la tua, rispondigli che questa virtù  porta a vedere il lato positivo delle cose. Perdici un minuto o un’ora, poi sempre con la dovuta calma e libertà  puoi mandarlo a fare in culo.

Franco

sereno notturno

Universi di vita parallela

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Universi di vita  parallela.

 

Ti incontri con nuove realtà, staccandoti da vecchi pensieri stanchi.

Mentre vai avanti tra gioia e tiepidi sorrisi.

In quel cambiamento che involontariamente proprio perché tale, muta un volto.

Sei un uomo troppo piccolo o un bambino na

to grande.

Sei sorriso con lo sguardo a tratti serio e musone

Fasi alterne.

Sei così poco pratico dei sentimenti da capire di non riuscire a gestirli.

In fondo non puoi addomesticare un impulso

Una forte irruenza.

Quella c’è esiste e esisterà

Nessuno può sradicare un’anima irrequieta un pensiero

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Una vita irrequieta.

Quella dei dannati in eterno conflitto timorosi di non rendere giustizia a niente e a nessuno.

Li chiamano eterni infelici, quando in realtà  avrebbero molto da che gioire.

Quello è  il loro mondo sino alla fine, nell’universo di vita parallela. Franco

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Diario 11 giugno 2015

A volte mi domando come sarebbe andata, solo per logica conseguenza vorrei saperlo.

Come sarebbe stato se quel giorno non fossi stato li a quella festa di fine anno, non fosse stato così tanto freddo da trovarmi a pisciare sulla serratura dell’auto per aprirla. Magari potevo non essere alticcio ed evitare così di scivolare, a fatica poi in auto ti avrei portato a casa. La prima di tante altre volte. Non sarei stato curioso se alle tre di notte al rientro non mi fossi fermato al mio bar, aperto solo per gli amici, non avessi partecipato a quella seduta spiritica dove mio nonno mi diceva qualche cosa sul mio futuro. Sicuramente non mi avrebbero steso tra due sedie, mentre con il vuoto sotto qualcuno mi saliva sopra, non sentivo dolore, semplicemente ero distante e non percepito rumori. Avrei scelto altre compagnie e altrettante storie. Cazzo qui ve ne erano tante e a loro modo abbastanza pesanti; al punto che la maggior parte di loro per scelte sbagliate avevano imboccato vie senza ritorno…

Allora la mia vita è stata solo piena di fortuna o frutto di intelligenza a non spingersi oltre. Ricordo ancora che in quella ala dove entravo, mi invadeva quell’odore di cipresso, quasi nauseante. Uguale come tutti quei posti. Entrando svoltavo a sinistra e li quelle foto: volti giovani, belli, ragazzi e ragazze, colpevoli di aver azzardato troppo. Sembravano li come in fila a aspettare l’ingresso in quelle discoteche dove ci trovavamo sempre. Quante volte, quante risate intorno a quei tavolini con coca rum e sigarette. Per Natale mi avevano regalato un giubbotto di pelle aveva quindici giorni, color beige scuro, puzzava ancora di pelle nuova. Maldestramente persi il tagliando di plastica per il ritiro in discoteca e lo ricordo come oggi, quella sera tarda a fare l’autostop in camicia con la pelle gelata e i brividi addosso. Noi eravamo così; sfidavamo tutto e tutti. Quella sera ci eravamo divisi per il passaggio in macchina, chi ti caricava era sempre qualcuno che conoscevi. In quei giri giravano canne, droga e alcool e le ragazze per una canna si facevano toccare il culo, le tette o addirittura rimediavi scopate furtive. Quella sera mi caricava una mia amica talmente fatta da non riuscire a guidare. Per strada nessun controllo, solo buio e musica a palla. Non riusciva a tenere il volante e decidemmo di accostare per smaltire. Quante ore passarono, forse due ma ci svegliammo sentendo frastuono intorno, scendendo dall’auto riconoscemmo alcune persone dentro e intorno solo lampeggianti. Tutto a cento metri da noi. Ci avvicinammo ancora, ma loro non erano più li con la testa, ubriachi e distrutti contro quel muro di recinzione non respiravano. Quante cose e quanti ricordi, solo fortuna di non esserci fermati cento metri più avanti o di non aver preso il passaggio successivo.

Si hanno troppi ricordi e il desiderio di non buttare via le vite. Perché questo è solo un episodio, e ne citerò altri. Farò leggere a mio figlio ogni cosa, perché allora come oggi ci vuole anche fortuna.

Dedicato alla vita. Franco