La ballata di “poca speranza”

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La ballata di “poca speranza”

Una considerazione difficile come lo possono essere tutti i discorsi impegnativi. Eppure vanno presi con lo stesso entusiasmo, che si cela dietro ogni speranza.

Lei è una donna giovane di circa trent’anni o poco più, un fisico asciutto capelli biondi lisci, uno sguardo birbante ma importante e un sorriso disarmante. Non fa nulla che non le venga dall’anima. Un sorriso, una carezza virtuale, quella che ti riempie il cuore e ti fa felice di esserci ogni volta incroci un suo stato sul social. Questa storia si svolge e prende vita qui, tra le pareti virtuali e discreditate di facebook.

Sappiamo come vanno queste cose, ma chi si cela dietro ogni stato, gli imprevisti pullulano come gli esibizionisti in cerca di notorietà.

Franco è da circa cinque anni che bazzica il social, si è avvicinato per scherzo tramite una ragazza di vent’anni che abitava ora non più, sotto casa sua. Un giorno lei ha un problema con il computer e lui glielo risolve, quindi tra un discorso e l’altro lei gli mostra come creare un account. “Qui puoi mettere foto, frasi, o condividere qualche articolo che ti piace, vedrai è molto carino.” Franco le da corda poi chiuso il computer quasi si scorda. Un giorno la ragazza gli dice che ha postato qualcosa, sulla sua bacheca, un saluto, l’uomo entra con l’account che si è segnato in un foglio pieno di password. Appena entrato nel profilo, la sua bacheca è deserta, solo quel nome e quei saluti, ai quali lui educatamente risponde. Da quel momento ci prende la mano e guarda tutti i nomi che potrebbe conoscere.

Per farla breve lui prende confidenza, scrive ogni cosa gli viene in mente: stati d’animo, vita vissuta e tanto altro, di cose, visto il suo momento non troppo felice ve ne sono parecchie.

Diventa così tanto esperto da creare pagine gruppi e discussioni con chi lo legge, come fosse li da anni, risponde a tutti e tutti lo ricambiano. Si imbatte in tante persone giovani, anziani, matrimoni felici, altri agonizzanti e soffocati da quella pallosa e fottuta abitudine. Comincia a raccogliere amici tra i conoscenti e altri che incontra strada facendo. Inizia la conversazione con una ragazza tramite la propria pagina a cui lei risponde, poi i messaggi in messenger. Si scherza, si ride tra una poesia e una canzone. Così per tanto tempo si parla di tutto, tramite quella chat che rimane comunque fredda e inquietante. Lei un italiano stentato quasi come quello di Alan Friedman, tanto da chiedere a lui di parlare un po’ inglese per capirsi meglio, Franco parla un inglese scolastico, quel tanto per riuscire a imbastire un discorso, poi finalmente si affinano e entrano in perfetta sintonia. Si espongono, si spiegano su come siano arrivati a scrivere li e perché sono entrati. Lui da quel giorno e per tutti i santissimi giorni ha una notifica sicura, quella della ragazza che posta ogni mattina una foto tra le tante che lei stessa ha scattato, con i saluti e gli auguri di buon giorno, quindi: buon lunedì e foto, felice martedì e foto, così per tutti i giorni della settimana e per sempre. Lui si apre a lei e la ragazza si confida sempre più, fino a quel giorno…

“Sai mi hanno diagnosticato la leucemia”

L’uomo in quel momento si sente fragile, allo stesso tempo talmente forte da capire cosa lei gli aveva nascosto per tutto quel tempo, con il sorriso di sempre, i saluti di sempre e quella voglia di vivere che emerge, come ogni scatto di quella macchina fotografica. In quell’attimo Franco capisce ogni cosa non nascondendo mai nulla, ogni pensiero, dubbio o consiglio. Portano avanti quella malattia quell’intimo loro segreto, che li fa unire in un pensiero presente quasi ossessionante, lui vuole sapere ogni santo giorno come sta lei, quali siano le sue reali condizioni e cosa dicono i medici.

In quel periodo lei smette di fare il suo lavoro d’arredatrice, le sue condizioni e il dover andare spesso in ospedale glielo impediscono. Torna a casa spesso e ogni volta riabbraccia sua figlia bellissima, uguale a lei che l’aspetta e passano interi periodi insieme.

Franco continua a parlare in chat con lei, senza mai essersi sentiti per telefono o visti di persona.

La permanenza in ospedale è sempre più lunga e quella a casa sempre più corta, quasi come quelle quattro mura siano diventate di sua proprietà. L’uomo sa e glielo dice che la malattia va affrontata, dicendogli pure che deve coltivare anche la speranza. “Io arrabbiata con dottore, lui non mandare mai me a casa.” Franco non sa fingere e le spiega che tutto quello serve a curarla, ma lei dice che quelle medicine le fanno male e non portano a nulla. Un giorno l’operazione di trapianto di midollo, non porta il successo sperato, ma lei non si perde d’animo e l’uomo la rincuora, “abbi fiducia e balla al pensiero che puoi farcela.” Ogni giorno instancabile come sempre, continua a mettere i saluti, le poesie e gli aforismi trovati nel web, mescolando tutto alle sue fotografie e i suoi splendidi disegni.

La permanenza in ospedale si prolunga ma come dice Franco pensando seriamente, questo serve a trovare una giusta cura. Lei un giorno gli dice in chat che vuole rivedere assolutamente la figlia e aggiunge: “ Se sto in ospedale non la vedo, ma se il dottore mi manda a casa so che lo fa per una ragione…”

L’uomo capisce cosa dice lei e cosa intende, ma deve assolutamente tentare quella cura e quegli stessi esami. Il suo ritorno a casa segnerebbe la fine di tutto questo. “Aspetto gli esiti per sapere” Pochi giorni e dice che ha l’esito di due esami e non sono confortanti. Ma Franco che cazzo è cocciuto le dice che ne mancano altri tre e nel frattempo anche se ha un polmone che viaggia all’otto per cento, ogni strada è da percorrere.

Certo ogni strada deve essere percorsa e ogni sorriso deve avere la meglio sulla malattia.

“Sappi una cosa da me che non ti ha mai visto, quando vorrai lasciarti andare la speranza veglierà e non ti lascerà facilmente allontanare. Tu sei il sorriso e la vita quindi balla con lei e poi fottila.”

Pubblicato da serenonotturno

Franco Pancaldi nasce e dimora nella provincia modenese dal 1962. Ricca di storia e nota per il saper vivere, ne assorbe i modi e cresce trasmettendo a coloro, che sono a lui vicino, il gusto di cogliere nella semplicità la bellezza insita in essa. Cultore della conoscenza del giusto, riesce attraverso un senso d'innata e spiccata attitudine, a svolgere mansioni manuali con estrema facilità. Lui stesso si definisce “un’anima libera” e continua a esserlo nelle sue diverse espressioni quotidiane di vita, allontanando e fuggendo quell’ombra che solo l’abitudine può dare. Sempre pronto a intraprendere nuove sfide si realizza attraverso un crescente bisogno di crescita personale. Il suo leitmotiv: “Conosco i miei limiti ma non me li pongo”.