Ci sono percorsi che non riuscirai mai a capire, fino a quando in mezzo al mare scopri di non saper nuotare.
ATTIMI INFINITI n.7 – Luglio 2015
La preda
di Franco Pancaldi
Quando a Stephan viene affidato l’incarico di indagare sullo strano rapimento di una ragazza implicata in un giro di prostituzione, teme che le sue perverse abitudini vengano a galla. La denuncia è partita da Charlette, un’intrigante istruttrice di aerobica che sotto la copertura di una palestra gestisce un giro di ragazze in appartamento. Stephan la conosce bene e sa che lei è l’unica persona che possa incastrarlo nell’omicidio, avvenuto qualche mese prima, della giovane Isabel e, appunto, del rapimento di Marisol; decide quindi di eliminare, con l’involontaria complicità della polizia, lo scomodo testimone. Attraverso la ricerca di una circostanza favorevole si imbatte in una serie di situazioni in cui però non riesce ad attuare il suo piano criminale, ma gli svelano i retroscena della bella e disinibita Charlette: festini a luci rosse, incontri lesbo e giochi a tre. Come un cacciatore attende paziente il momento propizio per colpire l’ignara vittima ma quando questo arriva gli riserva un’imprevedile sorpresa.
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Perché non siamo riusciti a tenerci stretti gli insegnamenti dei nostri vecchi, le fabbriche tirate su col sudore ma con la gioia di lavorare in corpo. Sparite buona parte delle nostre eccellenze, venduti così al migliore offerente.
Si dice per bisogno di liquidità, io direi per enorme stupidità e per la mancanza d’impegno. La generazione anziana è arrivata fino a qui, poi per limite d’età ha smesso e passato in mano a figli abituati alla bella vita e al poco sudore, hanno trovato come unica soluzione l’abbandono. Una differenza penso ci sia, oppure anche solo una domanda, riusciranno quei figli a resistere a quella smania di non fare un emerito cazzo, riusciranno a continuare a farsi riprendere alle feste a base di coca e spese da nababbi, forse no e allora sarà tardi per tutti, perché avremo perso quell’unica speranza, la gioia di fare.
Franco
Attimi Infiniti-n.7 “La preda”
http://attimiinfiniti.altervista.org/archivio/n7.html
E come tutti i mesi anche questo è arrivato, questa volta spetta al mio racconto! Da oggi disponibile “Attimi Infiniti n.7-La preda” di Franco Pancaldi, (che sarei poi io)
Cercando in un angolo di cielo
Tu volessi essere spettatore la scena la dovresti capire nella sua interezza, sapendo prima cosa andrai poi a vedere.
Tu volessi essere attore, ti troveresti davanti un’immensità di persone a giudicarti, probabilmente saresti abile a glissare in quanto tale.
Nel caso tu volessi fare la comparsa… beh un attimo di gloria quello non si nega a nessuno.
Tu volessi essere te stesso li inizierebbero i problemi, non riusciresti a leggere un copione o approvare tutto ciò ti verrebbe detto, cominceresti a fare di testa tua, sbagliando, piacendo o non piacendo.
Che dire saresti la classica persona fuori dagli schemi, gli stessi che andando avanti con l’età ti rendi conto siano quelli che ti tengono a galla.
Franco
È arrivato il momento di guardare negli occhi chi ti viene incontro e capire fissando cosa vuole. Chi scansare chi vorrebbe portarti di là in quelle stanze buie. Nessuno le vuole e alcuno le cerca, ma sono li…
Vicino a loro un incrocio impervio fatto di sguardi, ricordi e amore, quello si deve prendere e continuare a guardare quegli occhi da bambina. Loro ti salveranno prendendoti per mano e facendoti uscire dal buio. Non esiste buio in chi ha vicino a se la creatura dei suoi occhi.
Dedicato a te, sapendo che tua figlia ti aspetta all’incrocio
Franco
Cosa pensi ci sia oltre il tempo?
Una nitida presenza dai chiaro scuri ben delineati.
Allora per questo hai aspettato proprio questo tempo?
In verità volevo maturasse la percezione di quelle tinte.
Tu senti come profumano quei colori o ne rubi solo i benefici?
Forse non li vedo, non li sento ma ne percepisco la bellezza; vorresti smettere di sognare?
Prego c’è posto per smettere ma poi non saresti più padrone del tuo tempo.
Franco
Troppi rumori distraggono il silenzio: voci, lamenti, lampi, anche il solo pensare.
Muovono spesso ricordi di rugiade lontane e il bisbigliare lento di un’eco persistente.
Semplice-mente
Se ti fermi un momento e pensi a ciò che stai vivendo, sembra quasi tutto normale e che tutto sia scorrendo come tu lo vuoi.
Forse sembra solamente, perché se fissi attentamente l’attimo capirai che questo è in effetti un tuo stato apparente. Da qui alla serenità il passo è lungo.
Se fossimo veramente sereni non staremmo a pensare di esserlo, ma lo vivremmo.
Anche questo fila e non è da complicati.
Franco
sereno notturno
Hai una vaga idea
di cosa sia questo rumore
dentro il mio corpo.
Come un macigno
presente che s’infrange
sulla dura terra.
Virtù dei mai vinti
resistere a ciò
respingendo i conati.
Forse solo un’illusione
o semplicemente credere
che sia solo ansia.
Quella non può esistere
dentro chi l’anima la vive
convive solo nei silenzi.
Quelli vigili in quella notte
ove scorrevano quei frame
di vita che non torna
Solo vita confusa
da chi ti muove il pugnale
dentro i ricordi.
Franco
Come sapevi scendere
Ricordo azzo se ricordo quella volta, rimarrà come indelebile trasgressione… la prima.
Eppure non mi avevi dato alla testa subito nonostante la tua corposità, adorabile era sentirti scendere facendomi chiudere gli occhi per assaggiarti.
Sei divenuta quasi ossessione, noncuranza che poteva permettersi di mutare aspetto, consistenza, quella che mandava e che tuttora manda in pappa il cervello.
Poi dimmi la verità come si fa a non chiedere di te “un’altra birra grande grazie”
Franco
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