Ci sono percorsi che non riuscirai mai a capire, fino a quando in mezzo al mare scopri di non saper nuotare.
Fucked by a foot
Devi portare conoscenza delle tue fradicie indecenze.
Senza troppo esporti però ai desideri continui.
Sono quelli un sintomo di abbandono alle abitudini che forse spiegano quelle emozioni mancate.
Quella carne di seta si adagia al volere chiaro di quelle mani, preda frenetica di un sentito vibrare. Guardi sfiori e cogli quello che trasuda tra il pizzo nero del desiderio. Oscenamente spalanchi quella vista d’essenza, mentre all’uomo rimane guardare in quel turgido esasperare. Turgore che apparentemente non inquieta il tuo sguardo, ma ne fa desiderio e sadico pulsare.
Lo scatto improvviso della tua mano a scostare il nero pizzo lascia scorgere l’umore di quel piacere a lungo tenuto nascosto.
Ora è il momento di liberarlo.
Sei a occhi chiusi quando senti l’alluce che sconfina, disturbando quel duro bocciolo… spingi trattenendolo a te perché non sia solo un momento, ma l’occasione perché s’infatui di quelle labbra. Così succede, così veramente ti fai entrare e in un attimo quelle dita sono dentro facendosi largo.
Non le lasci andare, no non riesci.
Solo dopo aver percepito il fremito le fai scorrere fuori e voracemente ne lambisci il succo. Franco
Siamo così, abbiamo la contentezza dei bambini e i pensieri dei grandi. La follia ci fa stare sull’orlo del precipizio e prova a farci barcollare al minimo soffio del vento. Ma abbiamo quel paracadute che si chiama pensiero positivo che se aperto in tempo cura i nostri mali. Basta volerlo lui ci conduce a terra adagiandoci su quel tappeto che si chiama anima. Franco
La ballata di “poca speranza”
Una considerazione difficile come lo possono essere tutti i discorsi impegnativi. Eppure vanno presi con lo stesso entusiasmo, che si cela dietro ogni speranza.
Lei è una donna giovane di circa trent’anni o poco più, un fisico asciutto capelli biondi lisci, uno sguardo birbante ma importante e un sorriso disarmante. Non fa nulla che non le venga dall’anima. Un sorriso, una carezza virtuale, quella che ti riempie il cuore e ti fa felice di esserci ogni volta incroci un suo stato sul social. Questa storia si svolge e prende vita qui, tra le pareti virtuali e discreditate di facebook.
Sappiamo come vanno queste cose, ma chi si cela dietro ogni stato, gli imprevisti pullulano come gli esibizionisti in cerca di notorietà.
Franco è da circa cinque anni che bazzica il social, si è avvicinato per scherzo tramite una ragazza di vent’anni che abitava ora non più, sotto casa sua. Un giorno lei ha un problema con il computer e lui glielo risolve, quindi tra un discorso e l’altro lei gli mostra come creare un account. “Qui puoi mettere foto, frasi, o condividere qualche articolo che ti piace, vedrai è molto carino.” Franco le da corda poi chiuso il computer quasi si scorda. Un giorno la ragazza gli dice che ha postato qualcosa, sulla sua bacheca, un saluto, l’uomo entra con l’account che si è segnato in un foglio pieno di password. Appena entrato nel profilo, la sua bacheca è deserta, solo quel nome e quei saluti, ai quali lui educatamente risponde. Da quel momento ci prende la mano e guarda tutti i nomi che potrebbe conoscere.
Per farla breve lui prende confidenza, scrive ogni cosa gli viene in mente: stati d’animo, vita vissuta e tanto altro, di cose, visto il suo momento non troppo felice ve ne sono parecchie.
Diventa così tanto esperto da creare pagine gruppi e discussioni con chi lo legge, come fosse li da anni, risponde a tutti e tutti lo ricambiano. Si imbatte in tante persone giovani, anziani, matrimoni felici, altri agonizzanti e soffocati da quella pallosa e fottuta abitudine. Comincia a raccogliere amici tra i conoscenti e altri che incontra strada facendo. Inizia la conversazione con una ragazza tramite la propria pagina a cui lei risponde, poi i messaggi in messenger. Si scherza, si ride tra una poesia e una canzone. Così per tanto tempo si parla di tutto, tramite quella chat che rimane comunque fredda e inquietante. Lei un italiano stentato quasi come quello di Alan Friedman, tanto da chiedere a lui di parlare un po’ inglese per capirsi meglio, Franco parla un inglese scolastico, quel tanto per riuscire a imbastire un discorso, poi finalmente si affinano e entrano in perfetta sintonia. Si espongono, si spiegano su come siano arrivati a scrivere li e perché sono entrati. Lui da quel giorno e per tutti i santissimi giorni ha una notifica sicura, quella della ragazza che posta ogni mattina una foto tra le tante che lei stessa ha scattato, con i saluti e gli auguri di buon giorno, quindi: buon lunedì e foto, felice martedì e foto, così per tutti i giorni della settimana e per sempre. Lui si apre a lei e la ragazza si confida sempre più, fino a quel giorno…
“Sai mi hanno diagnosticato la leucemia”
L’uomo in quel momento si sente fragile, allo stesso tempo talmente forte da capire cosa lei gli aveva nascosto per tutto quel tempo, con il sorriso di sempre, i saluti di sempre e quella voglia di vivere che emerge, come ogni scatto di quella macchina fotografica. In quell’attimo Franco capisce ogni cosa non nascondendo mai nulla, ogni pensiero, dubbio o consiglio. Portano avanti quella malattia quell’intimo loro segreto, che li fa unire in un pensiero presente quasi ossessionante, lui vuole sapere ogni santo giorno come sta lei, quali siano le sue reali condizioni e cosa dicono i medici.
In quel periodo lei smette di fare il suo lavoro d’arredatrice, le sue condizioni e il dover andare spesso in ospedale glielo impediscono. Torna a casa spesso e ogni volta riabbraccia sua figlia bellissima, uguale a lei che l’aspetta e passano interi periodi insieme.
Franco continua a parlare in chat con lei, senza mai essersi sentiti per telefono o visti di persona.
La permanenza in ospedale è sempre più lunga e quella a casa sempre più corta, quasi come quelle quattro mura siano diventate di sua proprietà. L’uomo sa e glielo dice che la malattia va affrontata, dicendogli pure che deve coltivare anche la speranza. “Io arrabbiata con dottore, lui non mandare mai me a casa.” Franco non sa fingere e le spiega che tutto quello serve a curarla, ma lei dice che quelle medicine le fanno male e non portano a nulla. Un giorno l’operazione di trapianto di midollo, non porta il successo sperato, ma lei non si perde d’animo e l’uomo la rincuora, “abbi fiducia e balla al pensiero che puoi farcela.” Ogni giorno instancabile come sempre, continua a mettere i saluti, le poesie e gli aforismi trovati nel web, mescolando tutto alle sue fotografie e i suoi splendidi disegni.
La permanenza in ospedale si prolunga ma come dice Franco pensando seriamente, questo serve a trovare una giusta cura. Lei un giorno gli dice in chat che vuole rivedere assolutamente la figlia e aggiunge: “ Se sto in ospedale non la vedo, ma se il dottore mi manda a casa so che lo fa per una ragione…”
L’uomo capisce cosa dice lei e cosa intende, ma deve assolutamente tentare quella cura e quegli stessi esami. Il suo ritorno a casa segnerebbe la fine di tutto questo. “Aspetto gli esiti per sapere” Pochi giorni e dice che ha l’esito di due esami e non sono confortanti. Ma Franco che cazzo è cocciuto le dice che ne mancano altri tre e nel frattempo anche se ha un polmone che viaggia all’otto per cento, ogni strada è da percorrere.
Certo ogni strada deve essere percorsa e ogni sorriso deve avere la meglio sulla malattia.
“Sappi una cosa da me che non ti ha mai visto, quando vorrai lasciarti andare la speranza veglierà e non ti lascerà facilmente allontanare. Tu sei il sorriso e la vita quindi balla con lei e poi fottila.”
Forse non aveva il coraggio di eccedere negli istinti, queli che reprimeva per la ragione del mancato sollecito della pelle.
Perlustrava le paludi in cui si era inabissato, gongolando in quel suo non stato di calma.
Sopraggiungeva il resoconto della sua effimera consapevolezza, cio’ nonostanta stimolava gli eccessi per ricercare la sua ofuscata emozione.
Sereno Notturno
Con gli occhi chiusi
Ti svegli in un giorno normale con addosso i ricordi del notte sparsi nel letto e trapela il pensiero che forse non sarà uno come tanti questo giorno.
Pensi alle situazioni a come vivono le persone in altre parti del mondo, dell’Europa o qui da noi in Italia. Cerchi di immedesimarti su un’azione precisa che ora magari fa qualcuno che conosci. Un vicino di casa, un collega o chicchessia e sbuffando pensi: “farei lo stesso?” Quante volte c’è lo siamo chiesti. Prendi una trasmissione televisiva, un talent, cosa si vive ora dietro le quinte. Prima avranno mangiato e dove, tutti insieme o a gruppi divisi per ruolo. Non è da folli pensare a tutto questo. Mettersi nei panni di un altro in quel preciso istante in cui pensi. A tanti forse capita e non lo dice. Franco
Sereno notturno
“Scusa ma il tuo ex mi ha chiesto se gli puoi dare il divorzio breve.”
“Assolutamente nessun problema però questo è un momento non propizio per il denaro. Puoi mandargli a dire che se lo desidera subito si accolli interamente le spese e poi in più chiederei diecimila euro di risarcimento per la contentezza di averlo saputo.”” Franco
Sereno notturno
Trascan l’arte della seduzione
Lui non era propriamente quello che si poteva definire “un trombafemmine”, forse solo all’apparenza, dimestichezza con le parole e concetti espliciti, lei aveva trovato in lui la porta di un desiderio convinto, al punto che cercava ogni volta l’occasione propizia per farglielo capire.
Come ogni anno le ferie. Era necessario scappare da un periodo di stress. Quella sera stavano riflettendo sul luogo, quando una telefonata improvvisa ruppe la routine, erano appena rincasati dopo aver mangiato insieme in quel ristorante dalle luci soffuse.
Dovevano partire assolutamente il lunedì seguente per una ventina di giorni, per il Messico. Spesati di tutto e pagati profumatamente per una vacanza di lavoro, in quel villaggio vicino a Playa del Carmen. Praticamente un sogno. Lui si sfregava le mani per la contentezza lei era felice all’idea ma a disagio per l’incontro con i colleghi di lui che non conosceva.
Paolo , questo il nome di lui, un uomo sui cinquant’anni robusto e non tanto alto, capelli grigio fumo di Londra aveva un ghigno come presagisse qualcosa di genere trasgressivo. Federica sua moglie era una bella donna, spesso al fianco dell’uomo, nelle cene di lavoro, sguardo fiero, a primo impatto burbero ma decisamente sensuale e corpo da milf vogliosa. Il suo primo pensiero infatti ancor prima di sapere il luogo era stato come apparire agli occhi degli altri, indossare gli abiti migliori, quelli per capirci “da far sbottare di voglia le menti degli uomini.”
“Questa è un’occasione di lavoro che non posso perdere per la mia promozione”, aveva detto alla moglie. Sicuramente il Messico rendeva eccitante quella situazione, l’entusiasmo dilagava in lei e straripava in lui.
Si trovarono all’aeroporto di Milano Malpensa con una coppia e la traduttrice che doveva tenere i rapporti con i clienti in Messico. Proprio li aspettavano i clienti, si conoscevano un po’ tutti, chi più, chi meno, chi troppo…
Un viaggio lunghissimo, dimenticando il lavoro incrociando sguardi assorti e provocatori. Appena sbarcati, la navetta li portò all’ingresso dell’aeroporto, li alcune persone avrebbero pensato direttamente a prendere i loro bagagli e portarli al villaggio.
Ampie strade che sembravano non finire, sotto quel sole marcato di quel mese d’aprile, mare limpido dai colori chiari e brillanti. Imboccando una strada sterrata il piccolo bus arrivò al villaggio che somigliava più a un castello, era infatti pieno di torrette e portici. Il tempo per la registrazione alla reception, ovviamente due camere doppie e una singola per la traduttrice, ognuna a un piano diverso.
Paolo sembrava stranamente euforico, cominciava così la vacanza di lavoro per i mariti e di relax per le mogli che avrebbero goduto interamente di profumi e calore di quella terra. Avevano ricevuto anche una scaletta degli impegni, era molto informale, appunti, impegni e svago. Saliti in camera una bella doccia e uno splendido massaggio con un coupon ritirato nella hall, poi la cena, il divertimento e gli incontri di presentazione, tra distese di frutta esotica sparse nel tavolo immenso del salone e i cantanti in tipico costume del luogo. La sera passò tranquilla, fiumi di tequila e balli, poi il ritorno in camera. L’eccitazione e lo stato ebro della serata portava Paolo e Federica a un incontro di sesso senza precedenti, lei sensualmente appetibile, fare da maliziosa porca innata che faceva venire un uomo alla corta distanza, prosciugando ogni goccia di piacere, dando quasi idea di non esser mai venuto, tanta era la precisione nel leccare e pulire ogni desiderio d’erezione.
Lui percettibilmente sentiva crescere quel desiderio, impalato tra le mani di lei che lo guidava verso le sue labbra liquide d’orgasmo non ancora consumato, ma dall’eccitazione presente. Frenesia ritmo e calore, lui spingeva forte di reni, inguainato dalla sua splendida fica dalle labbra sporgenti. Si intravedevano prendere la forma sull’uccello di lui come per abbracciarlo e poi spingerlo dentro con foga ulteriore.
Una bella scopata e una gran sudata… nella fretta si erano dimenticati di accendere il condizionatore e le gocce di sudore dei due si mescolavano allo sperma profumato dell’uomo. Meritata alla fine una doccia rigenerante. Lei seduta sul massaggiatore per i glutei, si divincolava quasi a continuare l’orgasmo precedente, lui in camera da letto, continuava a sbirciare al cellulare e tra i messaggi uno era molto chiaro: “domani verso le diciotto, incontro di lavoro, presumibilmente fino alle ventuno, poi cena”: “incontro a porte chiuse”, la firma era di Simona la traduttrice, La prima cosa che fece Paolo fu di dire alla moglie di quel messaggio omettendo la seconda parte, lei rispose: “Splendido così mentre sei all’incontro io farò shopping”.
Lui era estremamente felice non riusciva a nasconderlo e Federica pensò fosse normale quella felicità.
L’indomani mattina era dedicato tutto allo svago in giro per i luoghi caratteristici a visitare e guardare le bellezze del posto, pranzo e poi relax, aspettando con trepidazione l’incontro, quello che decretava l’inizio dei lavori. L’uomo ricevette un altro messaggio che spiegava il luogo esatto dell’incontro, lei gli indicava la reception dove poter ricevere informazioni. Arrivato li si presentò dicendo di essere Paolo della ditta Trascam, il receptionist, lo scrutò con ghigno complice, poi il dipendente dell’hotel si voltò, prese una busta e consegnandogliela gli augurò buon lavoro.
Paolo fermandosi al bar della hall ordinò un caffè, esagitato nell’attesa aprì la busta, tirò un sospiro di sollievo e si avviò contento, forse tanta era la felicità da non sapere esattamente dove si trovava e dove doveva andare. Di fatto si trovò dall’altra parte della hall credendo d’aver sbagliato, ma gli indicarono che la sala era all’ultimo piano, prese l’ascensore e arrivando al piano scorse un posto grandissimo, poi preso il corridoio arrivò al punto di ritrovo, un cenno di contegno, mise a posto la cravatta e bussò, nessuno rispose, eppure doveva essere quello il posto. Aprì nuovamente la busta rileggendo il numero e si accorse che all’interno c’era una scheda, era senza dubbio di quella porta. Eccitazione senza contegno, lui sapeva… Lei era portata a quel genere di sorprese, ma questa volta si era di gran lunga superata.
La strisciò, entrò e il profumo delle candele accese gli fece strada, odore d’olio in quella piccola isola di felicità che era la camera 920, lei era sdraiata su un lettino flessibile, intenta a adorare con le dita il suo sesso oscenamente aperto, desiderosa di poter essere presa subito, lui si sentiva crescere e non resistiva alla visione delle sue labbra propense al piacere. Scivolò su di lei cosparsa d’olio, la pelle correva tra l’odore del sesso e la percezione di quel piacere.
Lei notò lui preso all’inverosimile e piacevolmente sconvolto da quel seno perfettamente tenuto e dai capezzoli inturgiditi, furono aggrediti a morsi, facendo gemere lei dentro quella camera insonorizzata. Quella musica, quella pelle e quel suo culo che reclamava desiderio liquido, caldo piacere, forse Paolo non era consapevole neppure per un attimo di cosa succedeva, ma lei glielo fece capire subito, lo mostrò, si divaricò i glutei, lui rimase quasi inebetito e cercò di entrare con cautela, ma lei spingendo lo ingoiò ferocemente tra le natiche, facendolo sparire in quel desiderio.
Odore di sesso che pareva non finire, mescolato all’alcool della tequila e alle grida di quegli interminabili orgasmi, era puro contorno e marcata estasi sessuale. Lui la guardò mentre godeva negli occhi riflessi di quello specchio, lui venne sentendosi la cappella gonfia. Alla fine caddero in quel letto esausti. Lui col respiro corto accarezzandole il volto le disse “Grazie Simona.”
Lei aspettava ancora e poi ancora che lui continuasse ancora e le venisse dentro quelle labbra, poi guardandolo gli sussurrò: “Sarà sicuramente uno splendido incontro di lavoro”.
Sereno notturno14/03/2014
Il canto della notte
Non capiva, era pieno di sogni derubati dall’alba al tramonto, dall’estate all’inverno. C’era qualcosa di tangibile, ma lo voleva rendere eccessivo. Nello stesso istante voleva sentirne la pelle liscia infrangersi dentro gli stessi polpastrelli volutamente cercati. Lei lo guardava desiderava viverlo, cantarlo e tenerlo. Mentre sfiorava una ruga d’espressione, la sentiva vivere della stessa emozione del profumo del mare.
Cosa ne sapeva in fondo il mare di quel sottile vocio dentro la sua anima.
Continuò a farsi carezzare da quella sensazione che non lo mollava mai, sicuro che sarebbe esploso a cercarne ogni profumo intenso.
Si svegliò sudato senza nessun ricordo.
Franco
I miei ricordi sono come le scatole di latta, roventi sotto il sole e ghiacciati nelle giornate fredde.
Essere corpo
Quella pelle piena di sensazioni vissute, quei silenzi fatti di ricordi voluti e quel crescente essere se stessi, segno di una misura mai colma, dove convive volere e sentire.
Nella trama delle persone, esiste sempre quel sottile filo che separa il lecito dall’illecito, resta capire sempre cosa sia l’uno o l’altro.
– Dove fa incavo e fossetta, aspetta il polpastrello in appiglio, dondolarsi di bacini – dove sbatte e dove sfrega – a rendere ruvidi i desideri, sgranando i pori, lì dove s’aprono allo schiudersi e al passare, farsi segno rosso, colpito, percosso.
– Significati di entusiasmo colti e coiti. Quelli di pelle, di odore, di profumo, alzandosi cadono su se stessi per poi riavvolgersi e partire con nuovi orgasmi propri. Irregolari irriverenti mosaici su tasselli di pelle liscia e slavata.
– Nell’ingoio scivoloso, balsamo d’essenze che mi ricopre d’estenuante estasi, guaina liquida che aderisce creando venature e terminando in gocce volute che lambiscono la voglia unendosi nello scoppio. L’improvviso s’incolla con furore, distillandosi, acido.
– Tremanti si segue e volutamente si osserva. Poi guardi sbirciare e copi le essenze. Quali sono, forse solo pulviscolo che volano su ali di rugiada e li si fermano a cercare gli stimoli d’irriverenza. Quale sia o quale sarà o solo voluttà pura. Tanto vale provare quell’articolo tiepido che svetta tra la pelle irrigidita
– Dita che s’aprono sul petto come fosse sipario, derubarne gli ansimi e seguirne i ritmi veloci sotto il segno dell’affanno, delle bocche che si scambiano i fiati e vibrano in fruscio tra lingua e denti, dove s’intona ciò che gode e placa se serve. Declinazioni di potere sul corpo che trema e riceve il denso, pieno senso degli umori. Il soffio sulla pelle che brucia di saliva, in refrigerio.
Sereno Notturno e Eros e Thanatos. Conditio sine qua non.
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