– Sono della forma che mi dai, bianca di carni che s’aprono sotto il tuo desiderio a cercarmi dentro, nascosta e supplichevole nell’appartenenza del tuo comando.
– Aperture, varchi, strette insenature, porto estremo di consunta bellezza, irrorate dalla vista di una crescita dura che s’infila in anfratti già colmi dell’olio del piacere.
– E mi scivoli mentre t’intingi nel balsamo delle mie disciolte voglie, mi trattieni in posa, ché la tua stretta è la corda con la quale leghi le mie fughe e di te sento la veemenza e di me senti il muco.
– Ascolta quel lento sbattere di reni, odi il pertugio aprirsi, mentre instancabile, secerni vendetta di desiderio, ma non fermare il movimento, rendilo fluido.
– Il mio corpo ti divenga taglio e la mia schiena gaussiana lattea e mentre io convessa, tu calco e, durante i miei spasmi, i tuoi crampi.