“Diciamo che l’imprevisto è quella parte che vivremo più avanti, di cui fino l’attimo prima nessuno ne avrebbe conosciuto l’epilogo.
La serata era stata frizzante, ristorante in un angolo della città senza pretese eccessive. Dichiaratamente di tendenza, con gente gentile garbata ma allo stesso tempo molto alla mano.
L’unica nostra pecca è stato il vino, diciamo che era il nostro pasto primario e poi veniva il resto. Me ne sono accorto appena alzato da tavola, facendo finta di nulla aiutavo la mia Lei a mettersi in piedi. Sinceramente quel tremoloio lo sentivo anche nel poggiare la carta per pagare. Ora si ride, ma siamo rimasti venti minuti fuori dal locale appoggiati al muretto.
Con piglio sicuro ci avviamo a piedi a casa, fortunatamente dista solo duecento metri.
Altra fortuna l’ascensore che ci conduce al piano, ma quando entriamo la prima cosa che lei fa, dopo essersi tolta il vestito, è stata quella di scivolare dritta in terra, come quel famoso cartone animato, prendendo letteralmente la forma del divano. Lo ricordavo bene quel culo, ora seppure con la nebbia negli occhi, ne scorgevo i contorni. Sarebbe stato sin troppo facile quella posizione, invece mi sono sdraiato al fianco, lisciandolo mentre gli davo dei piccoli buffetti, quasi a sentirne la tonicità. Lo ammetto che dormimmo subito, ma quell’abbraccio nella notte, era stato talmente intenso, che per nessuna ragione al mondo l’avrei perso”
Sereno Notturno