Vita parallela per l’Expo
Non lo so, nonostante tutto nei nostri figli forse EXPOrtiamo solo tanta paura. Quella sul lavoro, sulla comunicazione tra persone, lingue popoli o religioni.
Sulla normale convivenza tra chi passeggiando per la città con l’intento di divertirsi viene aggredito. Per chi fa il suo lavoro e capisce di farlo per altri che per educazione di comodo non fanno altro che mero assenteismo. Perché noi siamo popolo, cultura e tradizioni. Ci hanno derubato del sorriso, cancellato conoscenza dei nostri padri, ci fottono sulle tradizioni patrimonio dell’umanità. Noi Italiani siamo un continuo cantiere aperto, l’Expo uno dei tanti, siamo bravi a cancellare con un telo bianco sull’autostrada, chi si era impegnato perché l’Italia fosse un paese libero dalla mafia. Siamo bravi a far durare un cantiere per oltre 50 anni, non finendolo dando la possibilità alle persone di andare in pensione in quel cantiere della Salerno-Reggio Calabria, senza sapere se mai finirà. Siamo un’Expo continua, fatta di morti sul lavoro, insicurezza e paura.
Cosa vedono i nostri figli e cosa spieghiamo noi a loro, se in primis chi insegna a scuola non è in grado di farlo. Sopperiscono i genitori con soldi propri a una carente scuola dell’obbligo, solo perché non esiste meritocrazia. Insegno allora a mio figlio la libertà di pensiero, continuerò a dirgli che lo studio cancella l’ignoranza. Che la sua cultura saprà essere accettata prima o poi da chi non vuole spettacolarizzare un evento ma lo crede fortemente. Expo in fondo vuole essere questo desiderio di riscatto per tutti noi che con quel colore sulla bandiera abbiamo creato la libertà. Che oggi festeggiamo il lavoro che non c’è, consapevoli dei nostri sforzi per loro. I nostri Figli.
Franco